L'Area Interna Basso Sangro - Trigno comprende 33 Comuni della Provincia di Chieti ed è parte di due comprensori: il Sangro-Aventino e il Trigno-Sinello, i più meridionali della Regione Abruzzo. L’Area conta 22.200 abitanti (di cui il 32% over 65), con un processo di spopolamento pari al –43,8% tra il 1971 e il 2011. Al suo interno sono riconoscibili tre sub-ambiti:
- l’Aventino, a ridosso del massiccio della Majella, che comprende parte del territorio protetto dal Parco Nazionale
- il Sangro, nella vallata del fiume omonimo
- l’Alto Vastese, sviluppato lungo i due fiumi Treste e Trigno.
Nel suo insieme, l’Area si identifica in una comunità al cui interno si muovono e vivono, al contempo, tante comunità, ognuna con una sua storia, parte della storia comune, e con proprie specificità. Da qui il paradigma delle “comunità generative” che fanno emergere e mettono in moto la propria anima, le proprie risorse identificative depositate nelle tradizioni, nelle culture, nei saperi, negli agire, negli ambienti.
La storia e le attività dell’Area Basso Sangro-Trigno sono inoltre strettamente collegate a quelle delle aree produttive della Val di Sangro e di San-Salvo Vasto, nelle quali sono presenti diverse aziende multinazionali del settore automotive e dove si produce il 15% del PIL regionale industria e il 55% del totale delle esportazioni regionali. Tali presenze hanno provocato il trasferimento di manodopera agricola al settore industriale con una caratteristica specifica, quella dei “metalmezzadri”: il capofamiglia in fabbrica e il resto della famiglia al lavoro in attività agricole. D’altro canto, l’Area è ricca di risorse naturali (parco nazionale, riserve e oasi naturalistiche) e caratterizzata da un’elevata qualità ambientale.
L’idea guida della Strategia si basa pertanto su due assi principali:
- il miglioramento dei servizi salute e istruzione e dei collegamenti con le zone industriali limitrofe, che garantiscono un’occupazione importante per i residenti dell’area
- la valorizzazione dei giacimenti ambientali e culturali ai fini di incrementare e migliorare l’accoglienza turistica, con ricadute positive sull’occupazione.
Le principali azioni della Strategia sono:
- tutelare, garantendo i servizi di cittadinanza, il benessere dei residenti, permanenti o temporanei, con investimenti in servizi essenziali (scuola, sanità, mobilità interna ed esterna, reti e altri servizi di pubblica utilità)
- favorire la permanenza o il rientro della popolazione attraverso l’istituzione anche di una “Dote di Comunità”, prevalentemente rivolta ai giovani
- creare opportunità di sviluppo economico e occupazionale, puntando sulle attività turistiche, agricole e agroalimentari (produzioni tipiche e tradizionali) e potenziando i prodotti natura-vacanza attiva, cultura ed enogastronomia.
Alcuni risultati attesi
Sanità – Viene proposto un nuovo modello di assistenza territoriale che punta a intercettare per tempo il bisogno e prendere in carico proattivamente il paziente, proponendogli le prestazioni assistenziali di cui necessita. Una parte delle attività sono già in fase di realizzazione (Ospedale di comunità, Postazioni 118, primi 100 pazienti presi in carico attivamente dall’infermiere di fragilità e in telemedicina, REFA).
Scuola – I Comuni proponenti chiuderanno i plessi per realizzarne uno unico, costruendo nel Comune di Celenza sul Trigno, in area baricentrica, un nuovo edificio polifunzionale che ricomprenda sia la scuola primaria che la secondaria di primo grado. Il progetto costituisce un esempio di eccellenza a livello non solo locale ma nazionale, in quanto rappresenta un prototipo di edilizia scolastica avveniristica e di scuola innovativa pensata nell’ottica di polo aggregativo e centro civico, in cui le funzioni della didattica si legano indissolubilmente alla vita culturale e sociale della comunità.
Mobilità – Si intende estendere il modello T.W.I.S.T. (transport with a social target) andando incontro alle esigenze espresse dai diversi tipi di utenza: gli anziani, per gli spostamenti “sanitari” e “sociali”; gli studenti, coinvolti nell’accorpamento dei plessi scolastici; i lavoratori, occupati nelle aree produttive di valle; i residenti e i turisti, per gli spostamenti da e verso il territorio e per la mobilità “dolce”.