I Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) sono strumenti di programmazione negoziata volti ad accelerare la realizzazione di progetti strategici di rilievo nazionale, interregionale e regionale tra loro funzionalmente connessi, che richiedono un approccio integrato.
I relativi interventi possono essere finanziati con risorse delle politiche di coesione dell'Unione europea e del Fondo per lo sviluppo e la coesione ovvero altre risorse nazionali concorrenti alla coesione economica, sociale e territoriale del Paese.
I CIS sono stati istituiti dall'art. 6 decreto legislativo n. 88/2011, che disciplina le risorse aggiuntive e gli interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali. Essi sono stati ulteriormente valorizzati con l’art. 7 decreto-legge n. 91/2017 e s.m.i. L’art. 14 decreto-legge n. 77/2021 e s.m.i. ha esteso anche a questi istituti le norme di accelerazione e semplificazione introdotte per l'attuazione del PNRR.
Nel contratto sono definiti i tempi di attuazione degli interventi (cronoprogramma), le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e monitoraggio e le sanzioni per eventuali inadempimenti.
Le diverse Amministrazioni centrali e regionali che sottoscrivono un CIS concentrano il loro impegno per la realizzazione di investimenti di rilevante dimensione finanziaria e concentrazione territoriale (es. un'unica grande infrastruttura a valenza nazionale o interregionale). Il CIS è sottoscritto dall’Autorità politica con la delega alla coesione, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati, dai Presidenti delle Regioni interessate, nonché dalle altre Amministrazioni competenti e dai concessionari di pubblici servizi eventualmente coinvolti.
Per la realizzazione degli interventi, le amministrazioni possono avvalersi di soggetti attuatori (come ad esempio Invitalia S.p.A., Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. e Anas S.p.A.).